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Palazzo Velli Expo | Location per eventi, mostre, meeting Roma centro Trastevere
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FINO ALLA FINE DEL MARE

Mostra fotografica di Jacopo Cera 
A cura di: Massimo Ciampa

Dal 26 maggio al 5 giugno 2016 

Inaugurazione 
26 maggio ore 18.30

Orari di apertura al pubblico 
Tutti giorni, dalle ore 11.00 alle 23.00
Ingresso gratuito 

“L’uomo cantami dea, l’eroe del lungo viaggio, colui che errò per tanto tempo dopo che distrusse la città sacra di Ilio.
Vide molti paesi, conobbe molti uomini, soffrì molti dolori, nell’animo, sul mare, lottando per salvare la vita a sé, il ritorno ai suoi compagni.”
— Odissea, Proemio

Dopo il successo al MIA PHOTO FAIR, arriva a Roma la mostra fotografica “FINO ALLA FINE DEL MARE”, che racconta il viaggio dell’uomo attraverso una serie di immagini stampate in alta definizione sul legno, il materiale-simbolo di questo movimento/viaggio, in parte ricavato dal cimitero delle barche di Lampedusa. 

I versi di Omero racchiudono gli elementi chiave di questa mostra: il viaggio, l’isola, il legame, la lotta, la salvezza, il ritorno. Parole rappresentate ciascuna da 5 immagini che, in una sequenza cromatica, raccontano la storia dei migranti. 

Nata come mostra itinerante, “FINO ALLA FINE DEL MARE” di Jacopo Cera, è partita da Milano e dopo Roma toccherà nuove tappe: Capri, Sardegna, Arles e infine Lampedusa. 


Ufficio stampa: 
6gradiLab - Barbara La Malfa
 

Organizzazione: 
Visiva srl
Bside srl

Partner tecnici: 
Il papiro Art
Idea srl
Blasi Legnami


categories: Fotografia, Mostra Personale, Evento
Wednesday 05.25.16
Posted by Alessandro Palazzo
 

CHAOS LIBYA di Riccardo Venturi

Reportage fotografico
A cura di Ilaria Prilli

28 aprile - 22 maggio 2016

Orario di apertura
Da lunedì a domenica
11:00-23:00 

Vernissage 
27 aprile ore 18:30 

Biglietti 
Ingresso mostra: € 3.00
Ingresso ridotto: € 1.50

L’associazione culturale Akronos, in collaborazione con Visiva e Palazzo Velli Expo presenta “CHAOS LIBYA”, il reportage di Riccardo Venturi che racconta l’inizio della guerra civile in Libia, quando Benghazi insorse contro la dittatura di Gheddafi. 

50 foto distribuite in due sezioni, una impostata sulla forma del reportage classico, dove l’essere umano è protagonista con la sua carica emotiva, vitale ed espressiva; dove si raccontano le aspettative tradite di un popolo che, all’inizio del conflitto, credette sinceramente di poter costruire uno Stato democratico libero da ogni forma di dittatura. 

La seconda sezione è dedicata invece alla memoria; Venturi racconta la guerra attraverso l’astrazione, con immagini delle immagini, fotografie di fotografie, in un percorso dove a parlare sono i ritratti delle vittime, le fotografie poste dai loro parenti sulla piazza centrale di Benghazi a ricordo delle loro vite spezzate. 

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Riccardo Venturi

Fotoreporter, autore della fotografia; Riccardo Venturi si definisce un testimone del nostro tempo, le cui capacità tecniche e formali si uniscono a una profonda partecipazione umana agli eventi di cui è attento osservatore. Vincitore di importanti premi internazionali, tra cui il World Press Photo nel 1997 e nel 2011, ha coperto con la sua attività fotografica i più grandi eventi geopolitici degli ultimi 20 anni. 
www.riccardoventuri.com 

Akronos

Laboratorio creativo che coniuga arte, educazione e cultura, con focus particolare sulle tematiche sociali e su ciò che riguarda l’uomo e l’ambiente. Affianca l’utilizzo di strumenti multimediali a mezzi tradizionali e innovativi, quali la carta stampata e la comunicazione online. 
www.akronos.it 

Visiva

Società di servizi culturali che produce e promuove la cultura a 360° allo scopo di restituirle una funzione sociale. Organizza mostre ed eventi culturali, crea idee e progetti, adotta modelli didattici fondati sullo scambio e sulla condivisione. Una nuova città dell’immagine, oltre il sogno, oltre la realtà, oltre l’arte. 
www.visiva.info 

categories: Evento, Fotografia, Mostra Personale
Friday 04.22.16
Posted by Alessandro Palazzo
 

FULVIO NAZARET - Si mostra

Mostra fotografica personale di Fulvio Nazaret. 

Dal 6 al 10 Aprile 2016
Vernissage: 6 Aprile ore 18.30
Orari mostra (dal 7 Aprile): 11:00 - 19:00 
 

 
“Ho sempre pensato che la fotografia fosse come una barzelletta: se la devi spiegare non è venuta bene”
— Fulvio Nazaret
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categories: Arte Contemporanea, Evento, Fotografia, Mostra Personale
Monday 04.04.16
Posted by Alessandro Palazzo
 

PITTURA SONORA di Pejman Tadayon

Mostra personale dell'artista iraniano Pejman Tadayon.

Durata: 11-15 dicembre 2015
Vernissage: 11 dicembre, ore 19.00
Orari: 10.00-13.00 | 15.00-19.00

Domenica 13 all'interno della mostra si terrà un concerto di musica persiana con la partecipazione del coro Persepolis e dell'orchestra persiana. Il concerto inizierà alle ore 18.00. Quota ingresso 13 dicembre: € 20,00 (comprensivi di visita alla mostra, concerto ed aperitivo)
L'aperitivo sarà curato dalla Champagneria e sarà composto da 2 calici di vino (uno italiano ed uno francese) accompagnati da due finger food appositamente studiati per l'occasione.

A cura di Francesca Basso e Valeria Cirone
Un'artista che nella maggior parte della sua carriera si è definito musicista presenta ora, in esclusiva, dei lavori di arte figurativa definita "pittura sonora". È infatti la musica uno degli elementi base di questa esposizione, che nasce soprattutto dal desiderio di coinvolgere lo spettatore nella pienezza della sua attenzione sensoriale ed emotiva. 

Pejman Tadayon (Esfahan, 1977) è un artista e musicista iraniano, i cui lavori relativamente recenti si basano, ancor prima che sulla classica commistione arte-musica, su un incontro di culture, di studi e di mezzi per comunicare. Pejman comincia in Iran con lo studio della musica, del Radif (repertori classici persiani) e dei suoi strumenti, assimilando il modo di concepire la storia e i suoi simboli attraverso i suoni e gli antichi modi di rappresentarne gli elementi.
Dagli anni Duemila è in Italia, dove si dedica allo studio delle belle arti presso le Accademie di Roma e Firenze; inizialmente il suo modo di fare arte è didascalico, preciso, quasi fotografico. 
La componente della musica non tarda a farsi sentire e lui comincia ad immaginare di creare strumenti musicali o parte di essi, di disegnare spartiti, simboli sonori dal passato e mani che suonano. 

Il titolo della mostra si basa sulla semplicità dei due concetti fondanti al fine di invogliare gli spettatori a saperne di più. Le opere sono dipinte su legno, dotate di corde musicali perfettamente accordate che li rendono degli ibridi tra un’arpa, un setâr, un quadro e un graffito e i colori utilizzati sono dei richiami forti alla sua terra. In essi, oltre ad un'unione visiva (cioè quello che di primo impatto possono sembrare) vi è un'unione d’intenti: l'artista vuole comunicare il suo amore per la storia, per la purezza delle forme, per la creazione di un oggetto leggibile e comprensibile (anche concettuale, se vogliamo) ma fatto con la cura della manualità. La forza estetica del graffio svela, lasciandole quasi libere, figure umane ed animali le cui azioni non sono definite chiaramente ma lasciate alla libera interpretazione dello spettatore. Il tutto viene arricchito da un elegante sistema di simboli che prendono vita da vari retaggi culturali ma arricchiti dalla propria sensibilità come ad esempio il punto rosso che da "occhio" del mondo indù diventa "cuore" dei personaggi all'interno dei quadri. 

All'interno della mostra saranno esposti le opere sonore e gli strumenti musicali, ma sarà anche possibile assistere ad una serie di performance di musicisti (e dell'artista stesso) che suoneranno le opere, il cui suono creerà un'atmosfera unica, ricca di suggestioni e spunti per riflettere sulla ricchezza della creatività quando quest'ultima viene alimentata da una mente aperta e conciliante. 
L'arte che nasce dal desiderio di fare solo qualcosa di bello dall'unione di vita, musica, cultura e significato, senza l'appesantimento della concettualità fine a sé stessa. 
Là dove la calligrafia diviene poesia, poi graffio e poi ancora suono.
Tutto questo è l’arte sonora di Pejman Tadayon. 

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categories: Arte Contemporanea, Mostra Personale, Musica
Wednesday 12.02.15
Posted by Alessandro Palazzo
 

SUPERVISIONI URBANE di Luca Valerio D'Amico

Mostra personale dell'artista romano Luca Valerio D'Amico. 

Vernissage: Giovedì 19 novembre 2015, h 19.00

Finissage: Mercoledì 25 novembre 2015, h 19.00 - 01.00

“Visto che non esistono più gli aristocratici per promuovere gusti e mode, chi decide cos’è che deve piacerci?”
— Susan Sontag

Lo stile di Luca Valerio D'Amico è ormai irrimediabilmente associato a un marker e a una tela. Ha iniziato a disegnare da adolescente ed è  stato da subito influenzato dalle grafiche, dai fumetti e da tutto quello che la strada "produceva" in quegli anni. Tutto il suo percorso artistico è legato alla linea, componente principale delle sue creazioni e tutto il suo lavoro è quello di far convivere l'immaginario con i virus indotti dalla società contemporanea.

Da tutti questi flussi e informazioni l'artista ha sentito l'esigenza sempre più forte di porsi delle domande: 
Posso rendere di mio gusto anche questo prodotto? Posso trasformare un bene di consumo in qualcosa di unico? La risposta è quella di adattare il suo percorso ad oggetti e prodotti di uso quotidiano immaginando skaters e bike messengers girare per le città non più con dei pezzi di legno o di metallo ma con le sue creazioni. Le Supervisioni Urbane nascono da questa esigenza, trasformare oggetti in emozioni. 

Biografia

Luca Valerio D'Amico è un artista cosmopolita di origine romana.
Grazie alla passione per l'arte e alle numerose collaborazioni tra Roma, Milano, Stoccolma, New York e la Spagna, approfitta della libertà e della mobilità per viaggiare in tutto il mondo. Dal 2008 collabora con diverse realtà internazionali, in qualità di brand designer ed artista freelance. Il suo mezzo espressivo è la linea che utilizza in tutte le sue modulazioni, ora essenziali e all'avanguardia, altre volte vive di reminiscenze classico formali. Linea che nasce dal vissuto e dal sogno con un registro che talvolta emerge come una matita sopra una superficie raschiata; e talvolta come un morbido pennello che avvolge l'occhio e lo trasporta dentro la tela. 
Le storie che emergono sono connesse con la cultura urbana e Pop, ma anche con la storia dell'arte. Pittura piana, bordi duri, economia del colore, costituiscono il linguaggio plastico di questo artista Italiano innovativo e unico nel suo genere. 

Benvenuti nel mondo di Luca.

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categories: Arte Contemporanea, Mostra Personale
Monday 11.16.15
Posted by Alessandro Palazzo
 

IL CIRCO DELLE VANITÀ di Sara Shelly Graziosi

MOSTRA FOTOGRAFICA dell'artista Sara Shelly Graziosi.

29 ottobre - 5 novembre 2015
Orario: 11:00 -  19:00
 

Vernissage: venerdì 30 ottobre ore 19.30 

L'artista, fotografa e tatuatrice Sara Shelley Graziosi vi dà il benvenuto al suo incredibile Circo delle Vanità: avrete modo di vedere la metamorfosi della figura femminile, l'espressione della sensualità legata al gioco, la mascherata e la tortura, l'ambiguo e il sorprendente. Il tutto attraverso l'occhio meccanico della macchina fotografica coadiuvato dall'occhio umano dell'artista, dal suo gusto vivace e dal suo stile voyeuristico. 

Il circo è per definizione uno spettacolo basato sul lasciar stupito lo spettatore, intrattenerlo, divertirlo e lasciare che assista a cosa mai viste. Inoltre nel circo, come nel teatro, esiste un dato essenziale: la presenza della maschera o del trucco per creare il personaggio. 
L'occhio – reale e mascherato – dell'artista presenta una vera e propria sfilata di quelle che possono essere considerate le sfumature di un'integra complessità femminile, compresa la parte inevitabilmente vanesia che si crea nel momento in cui una donna fotografa un'altra donna. 
Nella prima sala la mostra si presenta nella più tradizionale forma circense: la tenutaria, l'artista, si presenta al suo pubblico e accoglie i visitatori con una serie di "sorrisi", una sfilata di labbra che vanno dall'ammiccante allo spiritoso, restando sempre in linea con il loro ruolo di parte fondamentale del corpo femminile. Le prime sfumature delle donne di Sara Shelly prendono forma proprio dalle labbra, partendo da un dettaglio per cominciare a creare una donna, non solo nella sua fisicità, ma anche nella sua complessità. 

Nella seconda sala si svolge il tema della masquerade, dell'ampliamento dell'identità femminile attraverso la maschera dipinta su viso: l'artista sceglie la bambola, figura che durante l'infanzia invece di rassicurarla, le metteva paura e crea un legame tra l'oggetto e la donna reale: la bambola è l'ibrido tra una figura inerme ed una persona vera, è una donna il cui corpo è a disposizione per farsi ritrarre, per assumere pose inusuali e ruoli insoliti (come la donna gatto che beve dalla ciotola). 
Inevitabilmente si descrive anche il rapporto tra la fotografia e la modella, in quanto quest'ultima è per un lasso di tempo, come un automa nelle mani dell'artista. Accanto alla bambola, troviamo la figura di Pierrot, una versione che gioca non solo con la sua ambiguità di bianco e nero, ma anche con il far interpretare un personaggio maschile da una donna. Dal dettaglio delle labbra si passa ad una prima immagine femminile, una donna truccata che gioca con il viso e con il corpo, che si lascia ritrarre e che invita lo spettatore (insieme all’artista) a svelare quante identità sono tenute sotto il cerone. 

Continua al piano di sotto… 

Questo secondo piano della mostra si articola in quello che può essere considerato il circo "nero" delle vanità. Qui l'artista mette in scena i lati più estremi che si raggiungono quando la vanità sfugge al controllo, quando il piacere diventa pericoloso o quando semplicemente il corpo di una donna si risveglia e si mostra in tutta la sua pienezza. Dopo il dettaglio delle labbra e il trasformismo della masquerade viene presentata l'esplorazione del corpo che raggiunge la sua parte più mostrativa e se vogliamo anche viscerale, senza mai essere volgare o cruenta. 
La bellissima modella con i segni sulla pelle mostra una femminilità sensuale, caratterizzata prima dai dettagli del suo viso che non si scorge mai del tutto, e solo in un secondo momento, dalle impronte delle corde che non lasciano capire se si tratta di una pratica di tortura o di piacere. Così come le donne avvolte nel cellophane, le cui espressioni non svelano se il loro grido silenzioso sia di aiuto, di dolore o di altro. I visi e le posizioni delle foto presenti in sala conservano al loro interno uno stato di sottile duplicità nei loro intenti e nei loro significati. 

Senza essere un legame diretto, queste immagini fanno pensare ad alcune performance della body art in cui gesti romantici, melanconici ed estremi richiedevano questa straordinaria capacità del corpo e del viso di trasmettere sofferenza e passione insieme. Tuttavia qui, a differenza dell’effimerità di quelle azioni, la fotografia mette la scena a disposizione dello spettatore che guarda ed ammira, rinnovando la componente di vanità all’interno del circo. 
L'elemento del sangue è il massimo dell'espressione della vita del corpo femminile, ma anche qui si oscilla tra la possibilità che si tratti di sangue mensile o di altro tipo, ad esempio quello di una ferita aperta. Ciò che nell’insieme sono le immagini di questo secondo piano è un'ulteriore evoluzione della figura di donna: da automa, bambola, oggetto è divenuta una figura viva, carnale e sanguigna, un essere vivente che prova dolore o che addirittura desidera farselo provocare. 

Infine, non poteva mancare una piccola sezione dedicata al circo vero e proprio, non solo più in senso figurato. L'artista si dedica ad un tema nuovo, vivace, spiritoso seppur affascinante e in cui sempre si gioca sul tema dell'ambiguo, del mascherare e dell'essere qualcun altro. Il mondo artistico di Sara Shelly Graziosi è un mondo reale seppur in maschera, divertente ma carnale che emana dal suo interno un realismo autentico e una bellezza spontanea anche quando l'artista la manipola. Come diceva Oscar Wilde, "Datemi una maschera e vi dirò la verità". 

Francesca Basso

categories: Arte Contemporanea, Fotografia, Mostra Personale
Thursday 10.29.15
Posted by Alessandro Palazzo
 
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